percorsi barocchi nell'arte della moda
Nei suoi "Percorsi barocchi nell'arte della moda", Gabriella Ferrera ha preso tra le mani l'incandescente materia del barocco e l'ha trasformata in immagini corporee velate di struggente melanconia. Piuttosto che rimandare ad una dimensione geografica o monumentale le sue creazioni ci restituiscono la memoria di quelle "magiche apparizioni" descritte nelle pagine dei viaggiatori del passato. Gabriella non è nuova a queste avventure creative che attingono a piene mani dalle ricchezze della sua terra, la Sicilia; già il nome di una delle più intense collezioni, "Archeo-dress", evoca frammenti di un passato che vuole a forza tornare alla luce in una dimensione, però, che si allontana dal presente, narrata con la forza del mito.
Ma la sua arte non si nutre soltanto di memorie, si spinge fino alla creazione di un nuovo modo di guardare il corpo di una donna, un corpo che muta di consistenza e si trasforma, che evoca forme e poi scompare. Tormentata la sua ricerca di ritrovare un termine o un aggettivo che possano richiamare alla mente le forme di questo corpo mutante costruito con materie inerti eppure allo stesso tempo, vive: il busto femminile, eternamente celebrato, diventa ora una "struttura corporea" non di carne e di sangue ma di filamenti tessili e cellulosa, ora una custodia di molle, durissima cera plasmata di sangue e di preghiere, ora una dura corazza forgiata nella pietra lavica. Sono "sculture vive" di fuoco, sangue, fremiti e sussurri nutrite dal desiderio di impadronirsi dei processi creativi della natura per poterne imitare l'incorruttibile bellezza e l'ordine perfetto.
